L’Unione Europea cerca di costruire nell’ambito dell’alleanza atlantica la propria Via della Seta. Questo al fine di evitare di cadere vittima dell’egemonia economico politica cinese.
Dal punto di vista della politica estera USA, dietro ai progetti come Belt and Road Initiative o Via della Seta, ci sarebbe il rischio di allargare eccessivamente le maglie dell’Occidente ed esporre i suoi interessi strategici a quelle che sono le influenze economiche dietro al progetto di Pechino.
La Via della Seta cinese è un progetto finalizzato all’integrazione economica e geografica della regione euroasiatica, per mezzo di accordi commerciali e soprattutto la costruzione di infrastrutture, come porti e ferrovie. In alternativa al gigantesco e avveniristico progetto di integrazione continentale portato avanti dalla Cina, l’Europa preferisce un alternativa in grado di garantire l’autonomia decisionale e l’indipendenza economica, rispetto a quello che potrebbe rivelarsi un domani un vicino eccessivamente ingombrante e incapace di allinearsi alla visione dei diritti civili e politici occidentali.
Già lo scorso 12 luglio il Consiglio degli Affari Esteri dell’Unione Europea ha dato l’avvio all’iniziativa Connected Europe finalizzata a diffondere la politica estera, economica e la direzione dello sviluppo intrapreso dall’Unione nell’area di influenza geopolitica dell’Eurasia. A tal fine l’Unione Europea punterà a realizzare investimenti infrastrutturali, al fine di aumentare la sua influenza economica, commerciale e valoriale, amplificando altresì la sicurezza nella regione. Proprio da questo punto di vista il poggetto è in grado di assicurare gli interessi dell’eurozona, sia in termini di approvvigionamento energetico che delle reti di telecomunicazioni.
L’economia cinese sta tornando alla normalità e avrà forse bisogno di spingere il progetto belt and road
Che la Cina sia in grado di rivelarsi un potenziale avversario per l’Europa questo è tutto da vedere, al momento l’economia cinese sta tornando alla normalità e segna valori riconducibili ai livelli di crescita pre crisi, che nel secondo trimestre 2021 sono arrivati a un aumento del 7,9% del Pil rispetto al trimestre precedente.
La domanda interna cinese sembra aver superato l’apice raggiunto nel trimestre precedente, così come le esportazioni che erano invece aumentate nel primo trimestre del 20% rispetto al 2020. Se la crescita continuerà a ridimensionarsi, in linea tendenziale Pechino dovrà fare ricorso a nuovi investimenti infrastrutturali, che potranno rendere nuovamente attuali eventuali revisioni e accordi con alcuni paesi dell’Unione Europea, come Germania, Francia e Italia particolarmente coinvolti nel commercio con la Cina.
Solo negli anni tra il 2009 e il 2012 per realizzare la spinta necessaria alla sua economia interna, Pechino ha fatto massicci investimenti nel settore immobiliare e nelle infrastrutture del Paese. Oggi tuttavia questo genere di soluzione non è più possibile in quanto gli spazi economici sono ormai saturi e la spinta della domanda interna sta venendo ridotta, date le preoccupazioni per la crescita esponenziale dell’influenza economica e sociale di alcune aziende e il forte indebitamento di molte altre piccole medie imprese cinesi.
La transizione demografica sta anch’essa riducendo la crescita economica, dal momento che la popolazione in età lavorativa diminuisce con l’invecchiamento della popolazione. La Cina deve puntare verso sistemi in grado di compensare il calo della produzione con un aumento dell’efficienza in campo tecnologico che risulta a oggi il fattore di crescita più rilevante.
In questo senso la Cina punta ad avvicinare i propri standard tecnologici e tecnici, la sicurezza e l’efficienza energetica, a quelli dei paesi occidentali, con particolare attenzione all’Unione Europea, che rappresenta il primo interlocutore utile a rafforzare la sua espansione economica e politica.
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Si riconosce quindi l’importanza di rafforzare i collegamenti infrastrutturali tra Europa e Asia, attraverso le quali oggi avvengono circa il 35% delle esportazioni e il 45% delle importazioni. Essa quindi non rappresenta a oggi una minaccia ne in termini di sicurezza ne tanto meno dal punto di vista concorrenziale, ma è altresì importante per l’Unione Europea fondare gli sviluppi infrastrutturali cementando prima di tutto la coesione dell’eurozona, con investimenti che andranno a rafforzare l’Est Europa in campo ferroviario, marittimo, energetico e digitale, con progetti specifici che dovrebbero essere avviati a partire dal prossimo anno.