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Allarme della Banca Mondiale: “Molti Paesi che non riusciranno a evitare la recessione”

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La Banca Mondiale, ha ridotto nella seconda settimana di giugno le stime di crescita globale. Per il 2022 esse si riducono dal 4,1 di gennaio al 2,9%.

L’aumento dei costi delle materie prime e l’inflazione record hanno modificato le prospettive di crescita. Con l’inizio delle politiche monetarie restrittive per molti Paesi la recessione sarà difficile da evitare.

David Malpass crede che “Ci aspettano probabilmente diversi anni di inflazione sopra la media e crescita ridotta.” Le destabilizzanti incideranno per prime sulle economie e basso e medio reddito. Il presidente della Banca Mondiale descrive quindi uno scenario di stagflazione, che segna il primo ritorno dagli anni ‘70.

Le differenze nello sviluppo futuro della crescita saranno segnate soprattutto dal decorso della guerra in Ucraina. Le più penalizzate sono infatti le regioni dell’Europa Centrale e dell’Asia, comprensive di Ucraina e Russa. In base alle condizioni attuali nei due Paesi il Pil dovrebbe contrarsi rispettivamente del 45 e del 8,9% nel 2022.

Ad altra sorte sembrano invece destinati molti dei Paesi Opec come Arabia Saudita, Oman, Algeria, Iran, Iraq e Kuwait. Il Pil dei paesi la cui economia è fondamentalmente legata al prezzo del petrolio, avranno una crescita per il 2022 del 5,9% in aumento rispetto al 4,4% di gennaio.

Banca Mondiale; gli interventi straordinari non basteranno per evitare pesanti ricadute economiche

Per gli Stati Uniti è prevista invece una crescita di appena il 2,5% quest’anno e del 2,4% il prossimo. Contestualmente il Pil della zona euro dovrebbe avere una contrazione nei due anni dal 2,5% del 2022 all’1,9% del 2023.

Scenari peggiori di questo sono ancora in grado di concretizzarsi. L’invito della Banca Mondiale è quello di agire rapidamente per mitigare le conseguenze della guerra e in particolare, evitare restrizioni agli scambi commerciali. Sono necessari cambiamenti concertati per ridurre le ricadute economiche soprattutto negli Stati Uniti e in Ue.

Sul breve termine le dinamiche prevalenti rimangono quindi quelle di un ulteriore ampliamento degli spread e in particolare di quello italiano e di quello spagnolo nei confronti del Bund. Politica fiscale, monetaria e climatica sono le tre variabili su cui i due Paesi devono concentrare i loro sforzi per uscire rafforzate dalla crisi.

“Dobbiamo fare di più e in fretta per rallentare l’inflazione”, ha affermato il presidente Usa, Joe Biden, “I dati dimostrano perché l’inflazione è la mia priorità. “La mia amministrazione continuerà a fare il possibile per ridurre i prezzi e il Congresso deve agire urgentemente”, ha assicurato il presidente Usa. Bollette, farmaci e costi di spedizione delle merci, saranno i tre interventi su cui si concentrerà l’azione di governo Usa. Nonostante questo, le sanzioni verso la Russia e le politiche green manterranno al rialzo i prezzi delle materie prime con conseguenze sull’inflazione.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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