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Trading: la sanzione a Poste Italiane rivela un potenziale per un ingresso long

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato per oltre 11 milioni di euro Poste Italiane per abuso di dipendenza economica.

La società postale avrebbe sfavorito ingiustificatamente e in modo grave Soluzioni S.r.l, una società incaricata di distribuire e raccogliere per conto di Poste Italiane la corrispondenza nella città di Napoli.

Poste Italiane per almeno cinque anni avrebbe fatto pesare condizioni contrattuali squalificanti, abusando della sua posizione nel mercato e costituendo un limite concorrenziale a livello locale. La sanzione inflitta a Poste Italiane superiore a 11 milioni di euro, non ha tuttavia modificato il sentiment degli investitori, che hanno anzi valutato positivamente il potenziale di crescita della società postale italiana, tanto che le quotazioni sono incrementate, costituendo quello che è il più alto livello di prezzo delle ultime 16 giornate.

Poste Italiane: multa di 11 milioni di euro

Pesano probabilmente molto più della sanzione le notizie positive dell’ultimo trimestre. L’abuso della posizione dominante nel mercato che ha determinato la sentenza dati gli estremi gravosi delle clausole negoziali dei contratti, che Poste Italiane aveva stabilito con Soluzioni, sono state compensate da un aumento del 18,7% dei profitti nell’ultimo trimestre che arriva a valere il 14% nell’arco del semestre rispetto allo stesso periodo del 2020. La mancanza di un effetto sulle quotazioni della multa è dovuta in parte alla proporzione rispetto agli utili netti generati nel semestre e arrivati a 773 milioni di euro, grazie a una gestione strategica che ha generato solo nell’ultimo trimestre 326 milioni di utili, in perfetta continuità con quelli del trimestre precedente. L’effetto deterrente della sanzione sulla società sembra troppo moderato rispetto ai vantaggi economici che la stessa ha ottenuto negli anni.

LEGGI ANCHE>>Perché puntare su Poste Italiane: risultati e obiettivi ambiziosi

Il punto di vista tecnico: le quotazioni di Poste Italiane

Dal punto di vista tecnico le quotazioni di Poste Italiane si trovano attualmente al prezzo di 8,64 euro, per un incremento del valore pari al 40% in quattro mesi. A partire dall’inizio di febbraio il trend long sviluppatosi fino ai massimi di inizio luglio, ha mostrato una variazione ciclica della price action, con un’ampiezza pari a due mesi e mezzo conclusa con una sommatoria su un ciclo di lungo periodo che ha innescato una tendenza ribassista. Questa è iniziata successivamente i massimi del 9 giugno, quando le quotazioni avevano raggiunto quota 12 euro, arrivando ai minimi del 19 luglio a 10,43 euro. Le quotazioni sono risalite negli ultimi due giorni fino agli 11,52 euro supportati dai volumi long a partire dagli 11 euro.

La visibilità ottenuta sul piano economico e finanziario stanno premiando Poste Italiane. L’amministratore delegato Matteo Del Fante spiega come l’azienda per mezzo di un nuovo contratto collettivo, che sarà in vigore fino al 2023, nonchè grazie il rinnovamento della collaborazione con Amazon, ottenga una crescita costante dei volumi e dei ricavi dei servizi, che migliorano la loro efficacia soprattutto nelle aree rurali. Il calo della corrispondenza cartacea è compensato dall’aumento delle spedizioni di pacchi. Tuttavia restano aperte le incognite sul futuro dei servizi finanziari, in quanto i prodotti di investimento offrono interessi particolarmente bassi, rispetto alle potenzialità offerte da nuovi servizi presenti sul mercato e favoriti dalla digitalizzazione.

La tendenza in atto premette uno sviluppo di mezzi e metodi di pagamento e depisto, che potranno rendere obsoleti i tradizionali servizi bancari. In quest’ottica i flussi di cassa per gli istituti di credito sono destinati a diminuire, considerando nel loro complesso lo sviluppo degli asset intangibili, che possono sostituire la moneta o le riserve di valore, mutando di conseguenza i servizi in grado di supportarli.

L’economia digitale ridimensionerà il ruolo degli istituti di credito

Non solo le criptovalute, ma le valute digitali come l’Euro digitale sostituiranno in modo graduale ma inesorabile i contanti e le transazioni, che necessitano di istituti in cui depositare beni fisici come controvalore. Per questo motivo Poste Italiane sta cercando di rimanere focalizzata sul progresso tecnologico dei suoi servizi. L’azienda punta a espandere il suo processo di digitalizzazione con una piattaforma in grado di servire il cliente ovunque esso si trovi.

Nonostante il futuro ridimensionerà il ruolo degli istituti di credito, le banche italiane come Intesa Sanpaolo mostrano rendimenti più che soddisfacenti. Il primo semestre 2021 è stato chiuso con un utile netto pari a 3,02 miliardi di euro con una variazione positiva del 17,8% rispetto allo stesso periodo del 2020. I rendimenti delle attività di gestione, intermediazione e consulenza sono anch’essi aumentati del 16,5% solo nell’ultimo trimestre, segno della ripresa delle transazioni e dei pagamenti tramite circuito bancario dovuto alla crescita generalizzata dei consumi, che mostra un settore in grado comunque di relazionarsi realisticamente a quelle che sono le esigenze attuali dei risparmiatori italiani.

Buone notizie da Intesa Sanpaolo anche per gli azionisti, che riceveranno il 24 novembre un dividendo pari a 7,21 centesimi per azione per un rendimento che sommato alla riserva straordinaria che potrebbe essere distribuita in conseguenza dei risultati del 2020 ammonterà in totale a 17,17 centesimi con un rendimento ai valori correnti delle quotazioni del 7,36%.

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In tema di realizzazioni nel comparto finanziario, FinecoBank che nell’ultimo trimestre ha realizzato un utile del 2%, ha saputo far valere in particolare il contributo del suo asset management. Gli introiti derivanti dall’aumento dei volumi nel settore è salito di oltre il 10%, con il primo semestre 2021 che è stato chiuso con una crescita del 3% rispetto allo stesso periodo del 2020. La flessione degli interessi determinati dalla discesa generalizzata dei tassi è stata compensata dall’aumento nel settore investing, che ha fatto registrare un incremento del 22,7%, mentre si sono ridotti gli investimenti retail sul servizio broker della banca con una flessione del 6,6%

Le informazioni presenti in questo articolo non sono da intendersi come un invito all’investimento né alla speculazione.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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