Acciaierie d’Italia forse colpita dai rincari energetici taglia 145 attività dell’indotto ritenute non essenziali.
L’azienda ha comunicato il 13 novembre la sospensione dei lavori per 145 ditte con circa duemila lavoratori al seguito.
Il rischio era già conosciuto, l’impossibilità di fare fronte ai costi per le società più energivore dovuta ai rincari di gas ed elettricità. Non regna al momento la fiducia degli interessati che riuniti in un comitato hanno consegnato il loro destino nelle mani del Governo e dei sindacati.
La programmazione razionale della produzione deve tenere conto anche dell’impossibilità di prevedere con sicurezza la durata degli attuali livelli di prezzo. I costi non possono così essere bilanciati aprendo scenari imprevedibili per l’ammontare di eventuali perdite.
L’azienda di Taranto ha destato preoccupazione anche in Confindustria. Le 145 imprese appaltatrici da parte di Acciaierie d’Italia, ex Ilva sono una parte di un’attività strategica per il ciclo integrale a caldo dell’Italia intera.
Al momento i circa duemila i lavoratori saranno collocati in cassa integrazione. Dopo la decisione dell’ex Ilva, si attende un intervento delle istituzioni che potrebbe non tardare a farsi sentire. Il centrodestra ha fatto della salvaguardia del tessuto industriale italiano una parte importante della sua immagine presso gli elettori. Si respira in modo evidente la preoccupazione che la vicenda fermi una filiera importante del settore siderurgico difficile da compensare diversamente.
Acciaierie d’Italia non fornisce motivazioni specifiche per la decisione. Parla di “sopraggiunte e superiori circostanze” che portano alla “necessità di sospendere le attività oggetto degli ordini, nella rispettiva interezza, prevedibilmente sino al 16 gennaio”.
Secondo Confindustria Taranto, c’è un problema di ordini di lavoro in calo nonché ritardi o mancati pagamenti per i lavori già eseguiti e fatturati. Confindustria ha parlato di crediti per 100 milioni da parte delle imprese. È un circolo vizioso del debito che monta a seguito di una non ancora superata crisi scaturita dalla pandemia.
La nuova cassa integrazione a cui vanno incontro gli addetti delle imprese d’appalto si aggiunge ad altra cassa già in corso che comprende almeno 4.100 lavoratori. Molto dure le reazioni di parlamentari e sindacati alla mossa di Acciaierie d’Italia. A Taranto si fa largo il convincimento che l’azienda, guidata dall’ad Lucia Morselli, stia premendo con la forza del ricatto sociale per ottenere liquidità da parte delle istituzioni.
È in ballo infatti un miliardo di euro del decreto Aiuti Bis, affidato a Invitalia, partner pubblico di minoranza del privato Mittal in Acciaierie d’Italia.
La riunione si è conclusa con l’impegno da parte dei parlamentari a interloquire con il governo. Durante l’incontro è stata peraltro stigmatizzata la decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere le aziende dell’indotto senza alcun confronto con il partner pubblico, Invitalia, e con le organizzazioni sindacali.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso riceverà tra pochi giorni i rappresentanti dei sindacati nazionali di categoria. Il fine è quello di ottenere risposte concrete per l’indotto e per i lavoratori, a fronte di una decisione inaccettabile per il modo e il tempismo con cui è stata annunciata. La soluzione può arrivare secondo le parti solo se tutti mettono in primo piano l’interesse nazionale rispetto a quello del privato.
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