L’accertamento IMU e i termini di notifica degli atti seguono regole specifiche, che il contribuente farebbe bene a conoscere per non farsi trovare impreparato e non rischiare conseguenze a livello sanzionatorio. I dettagli.
Come è ben noto, l‘IMU consiste di fatto nella tassa che va pagata da chi possiede un immobile, ma attenzione: non tutti debbono versarla e l’ammontare della cifra da versare al Fisco varia sulla scorta di differenti fattori.
IMU è la sigla di Imposta Municipale Propria e, tecnicamente, è un tributo che si paga a livello comunale in caso di proprietà di beni immobiliari. Fu istituito dal governo Monti nella manovra Salva-Italia del 2011, in un momento molto delicato per i conti pubblici italiani. Attiva a partire dal gennaio 2012, fino al 2013 è stata valida anche sull’abitazione principale.
Vero è che dal momento del suo varo fino ad oggi, la normativa sull’IMU è stata oggetto di più modifiche, tra cui quella molto importante di cui alla legge di Bilancio 2020. Il provvedimento ha infatti cancellato la TASI, accorpandola di fatto all’IMU.
Di seguito intendiamo focalizzarci in particolare sulla fase di accertamento IMU e sul termine legato alla presentazione della dichiarazione. Che cosa deve ricordare in proposito il contribuente? Quanto tempo ha il Comune per notificare gli atti di accertamento inerenti i tributi di sua competenza (e l’IMU lo è)? Scopriamolo di seguito, nel corso di questo articolo.
Affrontiamo subito il tema che qui interessa, in modo da sgomberare il campo da possibili dubbi. In materia di accertamento IMU, il contribuente deve sapere che:
Ricordiamo poi che il giorno a partire dal quale si computa il termine deve essere distinto sulla base del fatto che il contribuente abbia o meno presentato la dichiarazione per l’annualità di riferimento. Vedremo tra poco questo aspetto più da vicino.
Inoltre, in tema di termine di notifica degli atti relativi all’IMU, non dimentichiamo che regole di riferimento sono contenute nelle legge n. 296 del 2006, la quale infatti dispone che gli avvisi di accertamento IMU in rettifica e d’ufficio devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno posteriore a quello nel quale la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere compiuti.
Come sopra accennato, i termini di notifica atti IMU devono essere differenziati in base al fatto che il contribuente abbia o meno rispettato l’obbligo di dichiarazione, previsto in rapporto all’annualità di riferimento. Distinguiamo allora le due seguenti situazioni:
Dal punto di vista pratico, nella seconda ipotesi il Comune è di fatto ‘avvantaggiato’. Infatti, nelle circostanze dell’omissione della dichiarazione, il primo dei 5 anni è il secondo anno posteriore quello oggetto di verifica. Ciò si traduce nel fatto che sussiste un anno in più a disposizione del Comune per redigere il correlato atto con il quale al contribuente è contestato il mancato versamento IMU. Su questi aspetti vi sono peraltro state utili precisazioni della Cassazione, che confermano proprio questa differenziazione in campo fiscale.
Alla luce di quanto abbiamo detto finora non sorprenderà allora che ai fini IMU sia prevista dalla legge:
Ricordiamo infine che in campo IMU si applica il principio di ultrattività della dichiarazione. Esso afferma che non sussiste per il contribuente obbligo di presentare la dichiarazione ogni anno, se non si sono avuti eventi e fattori che hanno inciso sulla cosiddetta debenza dell’imposta (in pratica l’obbligo di versarla). Pertanto, l’omissione dichiarativa nell’anno nel quale si ha proprio questo evento andrà a produrre conseguenze sui successivi, e così per gli anni successivi la sanzione sarà quella collegata all’omissione della dichiarazione.
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