Quello dell’abuso dei permessi previsti dalla Legge 104 è un argomento piuttosto controverso, per questo motivo è stata finalmente presa una decisione: ecco ora cosa si rischia, è definitivo!
La Legge 104 permette numerosi benefici per agevolare la vita dei portatori di handicap grave o disabilità e per i loro caregiver. In particolare, una di queste è quella che prevede la possibilità di godere di permessi lavorativi. Tali permessi, infatti, consentono al caregiver di prestare assistenza al proprio familiare in difficoltà. Tuttavia, tale possibilità è spesso abusata e molti sono goduti in maniera impropria.
Questa volta la decisione è definitiva e l’abuso di tali permessi sarà punito duramente nei confronti dei lavoratori trasgressori. Ecco cosa si rischia e per quale motivo è definitivo. Facciamo maggiore chiarezza in merito all’argomento.
Permessi 104, l’abuso è dietro l’angolo: da oggi si rischia tantissimo
I permessi lavorativi previsti dalla Legge 104 hanno come unico fine quello dell’assistenza. Nel dettaglio, infatti, essi vengono concessi ai caregiver nel caso in cui il proprio caro hanno bisogno di assistenza. Tuttavia, tale materia è, senza dubbio, quella più abusata e rappresenta una buona parte dei contenziosi insorti proprio in merito a questa normativa.
Più dei congedi biennali, infatti, i permessi lavorativi di qualche giorno al mese sono particolarmente abusati. In molti, infatti, li richiedono e li ottengono ma li utilizzano per tutt’altro scopo rispetto all’assistenza del proprio caro titolare di Legge 104. Tali permessi sono retribuiti e, per questo motivo, finalmente è stata presa una decisione in merito alla punizione che spetta ai trasgressori. Bisognerà, dunque, fare molta attenzione perchè si rischia tantissimo.
La questione è stata sollevata per l’ennesima volta poco tempo fa in Trentino Alto-Adige, dopo un particolare episodio in un’azienda del territorio. Un dipendente, infatti, aveva richiesto dei permessi previsti dalla Legge 104 per assistere sua madre, tuttavia alcune coincidenze hanno fatto insorgere un dubbio nel datore di lavoro. Costui, dunque, ha incaricato un investigatore privato per confermare i propri sospetti.
A seguito delle indagini, l’investigatore privato ha redatto una relazione nella quale si evinceva che il dipendente faceva tutt’altro che prestare assistenza al proprio familiare in difficoltà. La situazione è stata a lungo discussa e, infine, si è arrivati a un provvedimento che costituisce un importante precedente.
Cosa è accaduto al trasgressore
Dopo un’attenta valutazione è emerso che, a questo punto, il lavoratore aveva leso il rapporto di fiducia con l’azienda e gli altri dipendenti. Tuttavia, il datore di lavoro ha deciso di non licenziarlo ma, piuttosto, di riservargli un’altra sorte. Tale decisione, dunque, costituirà un importante precedente qualora situazioni simili fossero sollevate.
L’azienda e gli uomini al suo vertice, dunque, hanno deciso di non licenziarlo ma, piuttosto, di sospenderlo per sette mesi. In questi mesi di sospensione il lavoratore resterà senza stipendio. Fate molta attenzione quindi!