8% di interesse annuo, ma ha perso oltre 4.000 euro

Ti sei mai chiesto se un investimento possa sembrare perfetto all’inizio e trasformarsi col tempo in un errore clamoroso? Certe scelte, fatte in buona fede e con tutti i numeri apparentemente dalla propria parte, si rivelano a distanza di anni molto meno brillanti.

È quello che è successo a chi, nel 2015, ha puntato su una obbligazione in rand sudafricani dall’aspetto rassicurante: cedola alta, emittente di tutto rispetto, e una valuta che pareva domabile. E invece no. Perché anche le certezze più solide possono scricchiolare quando entra in gioco il fattore più imprevedibile di tutti: il tempo.

Banconote che bruciano
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Manuel era convinto di aver fatto una buona scelta. Era il gennaio 2015 quando ha deciso di investire 15.000 euro nell’obbligazione EIB TF 8,125% DC26 ZAR. Il tasso della Banca Centrale Europea era ai minimi storici, i rendimenti in euro erano quasi nulli e quella cedola dell’8,125% faceva davvero gola. L’emittente, la Banca Europea per gli Investimenti, rappresentava una garanzia. E poi c’era il rand sudafricano, che Manuel giudicava abbastanza regolare nei suoi movimenti. A convincerlo ancora di più era il fatto che anche alcuni amici avevano fatto la stessa scelta.

Il cambio all’epoca era 13,9766. Oggi siamo attorno a 21,2820. Ed è qui che il castello comincia a crollare.

Cedole alte ma in una valuta che affonda

Ogni anno, Manuel ha incassato la cedola dell’8,125% sull’equivalente in rand del suo investimento: circa 1.218,75 ZAR. In dieci anni, le cedole complessive ammontano a 12.187,5 ZAR. Ma con il cambio attuale, quella cifra oggi vale appena 572,7 euro.

Rand sudafricano
Cedole alte ma in una valuta che affonda

E il capitale? I 15.000 euro investiti nel 2015 valevano 209.649 ZAR. Oggi, quella cifra convertita in euro si ferma a circa 9.850 euro. Sommando tutto, Manuel ha in mano poco più di 10.400 euro a fronte dei 15.000 iniziali. Una perdita netta di circa 4.600 euro, nonostante l’emittente sicuro e le cedole generose.

Il problema è che quelle cedole, pur elevate, erano in una valuta che ha perso valore nel tempo. E ogni anno, mentre i numeri sul foglio sembravano buoni, il cambio lavorava silenziosamente contro di lui. Non era l’emittente a essere a rischio, ma il rischio di cambio a rendere fallimentare l’operazione.

Quando il nome solido non ti protegge

Questa storia mostra come anche un investimento con un nome “sicuro” possa trasformarsi in un’esperienza negativa. Il rand sudafricano ha perso terreno per anni, trascinando giù non solo il capitale, ma anche i rendimenti. Quello che sembrava un affare, in realtà, era una trappola ben nascosta. Anche i grafici, che sembravano rassicuranti nel 2015, non avevano previsto la piega che avrebbe preso la valuta.

La svalutazione del rand ha bruciato ogni vantaggio della cedola alta. E il nome dell’emittente, per quanto rispettabile, non ha potuto fare nulla per proteggere Manuel da questa erosione costante. La sua esperienza dimostra che prima di investire in obbligazioni in valuta estera, bisognerebbe valutare con estrema attenzione i rischi collegati alla moneta. Perché quando il cambio gira dalla parte sbagliata, anche il miglior investimento sulla carta può rivelarsi un disastro.

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